È in atto una ricerca per la realizzazione di una nuova metodica denominata “restauro archeologico virtuale” emersa negli anni nel corso delle indagini tarquiniesi e delle sue applicazioni pratiche nell’ambito delle classi di materiale scelte a campione. La novità è la scelta di ricostruire la forma degli oggetti usati nella città evitando il confronto con la forma dei vasi interi restituiti dalla necropoli perché nelle società umane in generale questi contesti hanno destinazione diversa. La ricerca è volta a ricostruire le tendenze produttive locali a partire dalle condizioni di rinvenimento all’interno delle unità stratigrafiche. Ciò significa considerare il reperto mobile come indicatore in tutti i suoi aspetti attraverso l’esame incrociato e la combinazione dei seguenti elementi: dati morfologici, tipologici, di rinvenimento (da ogni singolo strato o contesto chiuso), chimico-fisici e di confronto con gli oggetti provenienti da altri contesti funzionali.
Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica (CIMA) (prof. Silvia Bruni) sono state elaborate avanzate metodiche nel campo dell’archeometria per la definizione delle produzioni delle ceramiche locali rispetto a quelle di importazione. Risultato di particolare rilevanza è stata l’individuazione della cosiddetta “carta di identità” delle produzioni tarquiniesi, individuate nelle diverse tecniche lungo il loro arco di vita.
Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Informatica e Comunicazione (DICO) (dott. Stefano Valtolina) è sta progettata  una adeguata base di dati volta a ottimizzare tutte le operazioni di catalogazione, servendosi di un sistema modulare e multidevice da affiancare a ciascuna fase del processo, in base al dato a cui dover accedere/inserire e alle condizioni (sullo scavo, in magazzino, in Biblioteca, via Internet, collaborativo,…) per la gestione dei dati.

Potendo valutare i singoli di documenti nel loro contesto e in relazione fra loro si sono potute recuperare tutte le coincidenze della realtà archeologica oggettiva secondo un metodo scientifico.

Il protocollo è stato presentato XVII International Congress of Classical Archaeology (Roma 2008).