Lo studio sistematico dei reperti ossei animali provenienti dallo scavo del ‘complesso monumentale’ si inserisce nell’ambito del Progetto Tarquinia a partire dal 2011, anno in cui inizia la collaborazione tra l’insegnamento di Etruscologia ed Umberto Tecchiati, funzionario dell'Ufficio Beni archeologici della Provincia Autonoma di Bolzano e coordinatore del Laboratorio di archeozoologia di quell’Ufficio.

Obiettivo della ricerca archeozoologica è quello di identificare e comprendere il complesso rapporto che legava gli uomini ai loro animali. Il fulcro della ricerca è l’attività umana, che viene studiata sotto molteplici punti di vista: dalle modalità di approvvigionamento del cibo e delle materie prime, all’analisi della sfera sacro/rituale, sino allo studio dei rapporti economici basati sullo scambio dei prodotti di derivazione animale. Inoltre, analisi genetiche ed isotopiche possono fornire informazioni riguardo le strategie di allevamento, nutrimento e movimentazione degli animali.

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In Italia, in particolare, l’archeozoologia è una disciplina che ha visto riconosciuta la propria importanza solo negli ultimi decenni, e che si è definitivamente affermata nel panorama archeologico nel 1995, a seguito della fondazione dell’Associazione italiana di archeozoologia (Aiaz). Pioniera, in questo senso, è la corrente di studi archeozoologici che si occupa dello studio della fauna rinvenuta in contesti etruschi, la quale esordì nella rivista “Studi Etruschi” già nel 1972, (A. AZZAROLI, Il cavallo domestico dall’età del Bronzo agli etruschi, in «StEtr» XL, 1972, pp. 273-308). Sporadiche pubblicazioni sulla fauna proveniente in particolare da Tarquinia si sono poi succedute dalla seconda metà degli anni ’80 fino all’importante lavoro di Elena Bedini pubblicato come contributo del primo volume della collana Tarchna (M. BONGHI JOVINO, C. CHIARAMONTE TRERÈ (a cura di) Tarquinia. Testimonianze archeologiche e ricostruzione storica. Scavi sistematici nell’abitato, (Campagne 1982-1988), Roma 1997).

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Da allora, l’imponente mole di resti animali rinvenuti nelle numerose campagne di scavo del 'complesso monumentale' ha dato l’opportunità di fare luce su molteplici aspetti del rapporto uomo/animale a Tarquinia. Dalle analisi delle ossa sono infatti scaturite, ad oggi, cinque tesi di laurea, stese sotto la direzione scientifica di U. Tecchiati, che complessivamente riguardano l’analisi di più di 20.000 frammenti ossei. Grazie a questa cooperazione si è dato il via anche alla divulgazione dei risultati provenienti dalle analisi effettuate con vari interventi in conferenze nazionali ed internazionali, pubblicazioni ed inviti a seminari in diverse università come per esempio l’università di Sheffield e l’università di Cambridge in Inghilterra.

Visto il crescente interesse degli studenti, dal 2014 sono stati attivati brevi corsi di introduzione all’archeozoologia, che si svolgono nell’ambito del “Progetto Tarquinia” contemporaneamente alla campagna di scavo. Le attività, a cura di O. Prato e sotto la responsabilità di U. Tecchiati, si dividono in due momenti: le lezioni settimanali ed il laboratorio.

Le lezioni si svolgono sullo scavo, e sono incluse nel ciclo di attività didattica. Scopo di questa parte dell’insegnamento è fornire una breve introduzione all’archeozoologia. Vengono infatti illustrate semplici nozioni di biologia, tassonomia e anatomia; con l’ausilio di una piccola collezione di confronto, inoltre, gli studenti hanno un primo contatto con i resti faunistici più comuni nel “complesso monumentale”.

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Vengono, poi, dettagliatamente spiegate le procedure di scavo, recupero, catalogazione e conservazione del materiale osteologico. Durante le lezioni vengono, infine, presentati vari casi studio riguardanti i risultati dello studio dei reperti provenienti dallo scavo.

Il laboratorio si svolge contestualmente alle attività di scavo e prevede, quando possibile, una parte pratica di scavo di materiale osteologico, ed una parte teorica in cui le metodologie archeozoologiche vengono illustrate in dettaglio. In particolare vengono chiarite le modalità di determinazione delle specie, dell’età e del sesso degli animali, nonché l’importanza del rilevamento dei segni di macellazione, bruciatura, rosicatura eventualmente presenti sulle ossa. Si procede, poi, alla lettura dei dati ponendo l’accento sulle analisi di quantificazione e biometria per consentire l’inquadramento dello studio delle ossa tarquiniesi nel panorama degli studi archeozoologici etruschi e più in generale italiani.